domenica 1 ottobre 2017

Un magico passe-partout


Oggi che i «saraceni» non dobbiamo più andarli a cercare al di là del mare, come ai tempi delle crociate, ora che li abbiamo – e sempre più li avremo – in casa, dovremmo essere consapevoli (ad evitare illusioni e relative delusioni) di una realtà amara ma confermata da 1300 anni di storia: con l’islamismo è impossibile «dialogare» davvero.

In questi decenni, molti cattolici hanno parlato di «dialogo» sempre e comunque, quasi fosse un magico passe-partout in grado di aprire qualsiasi porta. Checché ne sia delle altre porte, quella musulmana è impenetrabile a questo tipo di chiave. Come dimostra tutta la storia che abbiamo alle spalle.
La Umma, la comunità musulmana, è un blocco chiuso, innanzitutto perché nega ogni distinzione tra temporale e spirituale: il Corano e gli hadit, i detti riferiti dalla tradizione a Maometto, sono la base unica non solo religiosa ma anche sociale e politica. Sono la fonte persino del diritto di successione, del «galateo», del diritto elettorale, delle prescrizioni alimentari, delle norme di guerra.

I pochissimi convertiti dall’Islam al cristianesimo o erano degli isolati, degli emarginati sociali o lo sono divenuti in seguito, ripudiati con violenza dal loro popolo. Cacciati non solo dalla moschea ma dalla vita stessa, essendo questa regolamentata tutta dalle prescrizioni coraniche.
In alcuni luoghi (ad esempio, in quell’Arabia Saudita che gli americani ci hanno chiesto di difendere con la guerra) per chi abbandoni l’islamismo è ancor oggi prevista la pena di morte. Ma la morte civile è, ovunque, la condanna di chi lascia quello che non è soltanto un complesso di credenze, dogmi, riti, ma un modo di vivere, una visione totalizzante del mondo.

Vittorio Messori: Pensare la storia – Editrice San Paolo, 1992 – ISLAM 7 (280).

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