lunedì 8 maggio 2017

L’abito del tempo


«Solo la Chiesa, innalzando gli altarini dell’anno liturgico, costringendo le stagioni a seguir passo passo la vita di Cristo, ha saputo tracciarci il piano delle occupazioni necessarie, dei fini utili.

Ci ha fornito il mezzo di camminare sempre accanto a Gesù, di vivere giorno per giorno i Vangeli; per i cristiani ha fatto del tempo il messaggero dei dolori e l’araldo delle gioie; ha affidato all’anno il ruolo di servo del Nuovo Testamento, di emissario zelante del culto».

Durtal rifletteva sul ciclo della liturgia che si inizia col primo giorno dell’anno religioso, all’Avvento, poi gira con un movimento insensibile su se stesso fin che ritorna al punto di partenza, all’epoca in cui la Chiesa si prepara, con la penitenza e la preghiera, a celebrare il Natale.

Sfogliando il suo eucologio, vedendo il cerchio meraviglioso degli uffizi, pensava al prodigioso gioiello, alla corona di re Reccesvinto che il museo di Cluny custodisce.

L’anno liturgico non era forse, come quella, cosparso di cristalli e di pietre preziose dai suoi cantici mirabili, dei fervidi inni incastonati nell’oro delle Benedizioni e dei Vespri?

Sembra che la Chiesa abbia sostituito alla corona di spine, di cui i Giudei avevan cinto le tempie del Salvatore, la corona reale dell’abito del Tempo, la sola cesellata in un metallo abbastanza prezioso, con un’arte abbastanza pura per osare di posarsi sulla fronte di un Dio!

Joris-Karl Huysmans, Per strada – 1895

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