domenica 12 gennaio 2014

“De te fabula narratur”


Il mito di Amore e Psiche,


La storia è nota. Psiche è sottoposta da Venere, gelosa della sua bellezza, a una serie di prove prima di potersi riunire al suo amato Eros, l’Amore. Dopo l’ultima di queste prove, in cui ha sfiorato il mondo dei morti, l’Oltretomba, Psiche piomba in un sonno profondo. Eros non riuscirà a risvegliarla soltanto con l’amore.

Si rivolgerà al padre degli dei, Zeus, per ottenere insieme all’amore anche la conoscenza. E l’amore e la conoscenza insieme risvegliano Psiche.

[...] Molti artisti hanno rappresentato la storia di Eros e Psiche solo come una storia d’amore, una delle grandi storie d’amore della nostra cultura occidentale. Ma altri, soprattutto gli artisti cristiani, hanno meditato sul suo significato simbolico.

Psiche, come il suo nome indica, è l’anima. L’anima che è assopita, che ha bisogno di svegliarsi, ma che sarà risvegliata solo dall’amore e dalla conoscenza congiunti.

Non dall’amore senza la conoscenza, non dalla conoscenza senza l’amore. Perché l’amore senza la conoscenza diventa sentimentalismo, e la conoscenza senza amore diventa gnosticismo: due tentazioni cui non sono sempre sfuggiti nella storia gli interpreti del mito di Amore e Psiche.

Nel discorso preparato per la visita alla Verna del 13 maggio 2012, poi cancellata per ragioni meteorologiche, Benedetto XVI ci ha offerto lo stesso insegnamento attraverso un tema che gli è caro, e che indica in san Bonaventura (1221-1274) l’interprete più sicuro e autentico di san Francesco d’Assisi (1182-1226).

Con san Bonaventura l’anelito francescano all’amore incontra la teologia, diventa dottrina, davvero mette insieme l’amore e la conoscenza. Nello stesso giorno ad Arezzo Benedetto XVI ha evocato un Papa santo, il beato Gregorio X (12101276) – nato a Piacenza, ma sepolto ad Arezzo –, un Pontefice molto impegnato a tenere insieme diverse spiritualità, diverse teologie, le ragioni della conoscenza e le ragioni del cuore, interagendo insieme con san Tommaso d’Aquino (1225-1274) e con san Bonaventura.

[…] Il simbolo del sonno […] è complesso. Nel mito della creazione prometeica è l’uomo ancora privo di anima che dorme, e Psiche è ben sveglia. Ma certo, più spesso, è Psiche, l’Anima, che si è addormentata.

[…] Questa storia non è su una fanciulla greca mai esistita o di tantissimi anni fa. Questa storia parla di te.

De te fabula narratur. Tante anime oggi sono addormentate e attendono il risveglio, con l’amore e con la conoscenza.

De te fabula narratur. Questa è una storia universale, che l’Europa ha riproposto attraverso le sue tante belle dormienti di tante leggende che sono più che leggende.

De te fabula narratur. Non solo l’anima individuale ha bisogno di risveglio ma ne ha bisogno la Cristianità, ne hanno bisogno le nostre nazioni, ne ha bisogno la nostra cultura.

Massimo Introvigne:“De te fabula narratur” - Al convegno nazionale di Alleanza Cattolica del 19 maggio 2012.

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