giovedì 15 marzo 2012

La libertà della fede fondamento della laicità


«La coscienza di ogni uomo respira nella libertà. Perciò la coscienza esige assolutamente di esprimersi immune da ogni coercizione fisica e morale, sia che provenga da singoli individui, da gruppi sociali, dall’autorità dello stato, sia che emani da una azione deformatrice, orchestrata dagli strumenti di comunicazione sociale».

In particolare, «di fronte alla fede, non è in condizione di vera e sostanziale libertà tanto chi non ha potuto percepire con sufficiente forza e chiarezza la proclamazione della parola di Dio, quanto chi è vittima di subdoli metodi di pressione.
Pecca, dunque, contro la libertà dell’atto di fede, tanto il cristiano che, per un malinteso rispetto dell’autonomia altrui, rinunciasse a proclamare il Vangelo in tutti i modi – “opportune, importune” (2 Tm 4, 2) – quanto chi per evangelizzare usasse l’inganno, il ricatto, l’intimidazione, la violenza».

Ma «questo comporta altresì che la comunità politica non pretenda di imporre una particolare concezione filosofica o teologica della vita umana e del mondo. Lo stato moderno non può essere “confessionale” in nessun senso: non in senso religioso, per esempio cristiano; non in senso materialistico e ateo, per esempio marxistico; e nemmeno in senso laicistico, se per laicismo intendiamo – come spesso è dato di riscontrare di fatto – una particolare concezione del mondo e dell’uomo d’ispirazione immanentistica e illuministica, che nega i valori trascendentali o li confina nel segreto della coscienza individuale».


Cardinale Giovanni Colombo. Discorso alla città di Milano 1975, p. 47, 49-50.

Nessun commento:

Posta un commento